Mise-Unioncamere: il numero di startup innovative cresce, ma l’incremento è in frenata. Calano dipendenti e redditività

Il numero di startup iscritte al Registro delle Imprese al 1 gennaio 2020 aumenta e raggiunge quota 10.882. È quanto certificato dal rapporto trimestrale Mise-Unioncamere. Si registrano, tuttavia, i primi segnali di rallentamento su valore della produzione e numero di dipendenti.  

Il numero di startup iscritte al Registro delle Imprese è in aumento ma, passati gli anni del boom, i dati sui dipendenti e sul valore della produzione sembrano in calo.

Le Startup in Italia 

Al 1 gennaio 2020 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese sale a quota 10.882. È quanto emerge dal quarto rapporto trimestrale sullo stato delle startup innovative in Italia, realizzato da Unioncamere, Mise e Infocamere.

Distribuzione per settori di attività

Rispetto alla distribuzione per settori di attività, buona parte delle startup innovative in Italia (73,7%) sono specializzate nella fornitura di servizi alle imprese (in particolare: produzione software e consulenza informatica, attività di R&S e attività di servizi d’informazione). Il 17,6% opera nel manifatturiero (su tutti: fabbricazione di macchinari, fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici), mentre il 3,4% opera nel commercio.

Chi sono gli startupper italiani 
Le startup con una prevalenza femminile sono 1.468, il 13,5% del totale, contro un’’incidenza del 21,9% se si prende in esame l’universo delle società di capitali. Le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 4.704 (43,2% del totale, quota inferiore a quella fatta registrare dal complesso delle società di capitali, 47%).
Le startup innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono 2.153, il 19,8% del totale. Il dato supera del +3% quello individuabile per le nuove aziende non innovative.
Le startup innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 380, il 3,5% del totale, una quota inferiore a quella osservata nel complesso delle società di capitali (8,9%). Le startup in cui è presente almeno un cittadino non italiano sono il 13,9% (1.515 in tutto).
Distribuzione geografica 
Guardando alla distribuzione geografica, a far contare il maggior numero di startup innovative è la Lombardia, che ne ospita ben 2.928, pari al 26,9% del totale nazionale. Secondo posto per il Lazio, che supera quota mille (1.227; 11,3%), e terzo per l’Emilia-Romagna, con 931 startup (8,6% del totale nazionale). Quarto posto per il Veneto, con 918 startup (8,6%), seguito dalla Campania, la prima regione del Mezzogiorno con 896 (8,2%). In coda la Basilicata con 104, il Molise con 80, e la Valle d’Aosta con 22 startup innovative.
Capitale indiscussa delle startup è Milano con 2.075 neo-imprese, pari al 19,1% del totale nazionale. Occupa la seconda posizione la città di Roma, unica altra provincia oltre quota 1.000 (1.100 startup, 10,2% nazionale). Tutte le altre province maggiori sono molto staccate: Napoli (423, 3,9%), Torino (376, 3,5%) e Bologna (314, 2,9%). La top-10 è completata da Padova, Bergamo, Bari, Salerno e Verona.
La frenata

Come emerso dal rapporto, il numero di startup in Italia continua a crescere. Tuttavia, la corsa alle nuove imprese innovative sembra subire una brusca frenata. Come riportato dal “Sole24Ore”, infatti, il tasso di crescita trimestrale (2,6%) fatto segnare a inizio 2010 è fortemente inferiore a quello riscontrato negli anni del boom (+21% nel 2014, +9,3% nel 2015 a parità di periodo).

Numero di dipendenti assunti

In calo anche il numero di dipendenti assunti: a fine settembre 2019, infatti, le startup innovative contavano 13.903 occupati, 781 in meno rispetto al secondo trimestre, e il numero medio degli addetti è calato da 3,5 a 3,2.

Gli indicatori economici finanziari

A risentire della brusca frenata, anche i principali indicatori economici-finanziari: il valore della produzione medio per impresa è risultato di euro (12mila euro in meno rispetto al trimestre precedente). L’attivo medio (311mila euro) cala di 19mila euro, la produzione complessiva (1,16 miliardi) diminuisce di 31 milioni. Il reddito operativo totale è negativo per 85,6 milioni, in peggioramento di oltre 2 milioni.