Covid-19: sfide e opportunità per l’ecosistema delle startup tech d’Europa

Lo scoppio dell’emergenza Covid-19 ha determinato effetti di ampia portata sull’economia, il commercio e la finanza dell’intero globo. A risentirne, non solo grandi, piccole e medie imprese, ma anche l’ecosistema startup, sia a livello nazionale che europeo. Ma, come stanno reagendo le giovani imprese in un momento così critico? Quali sono i fattori determinanti per fronteggiare la crisi? E i settori più colpiti? Ce lo spiega Dealroom in un Rapporto dedicato al tema.

L’improvviso e inaspettato scoppio dell’emergenza Covid-19 ha colto il mondo del tutto impreparato gettandolo in una crisi tanto profonda da essere indicata da molti esperti, come la più grande e difficile prova da superare dopo la Grande Depressione. L’emergenza ha generato anzitutto tragiche perdite in termini di vite umane, ma anche conseguenze  disastrose sull’economia, il commercio e la finanza che stanno mettendo a dura prova i governi e i sistemi produttivi di tutto il mondo.

A risentire della negatività degli effetti da Coronavirus, non solo grandi, piccole e medie imprese, ma anche le startup, sia a livello nazionale che europeo. Si tratta di realtà da non sottovalutare soprattutto se si considera che, negli ultimi anni, le startup sono diventate il primo motore di crescita dell’occupazione in Europa, con incrementi di oltre il 10% di posti di lavoro all’anno e circa 2 milioni di dipendenti.

È quanto emerge dal rapporto “What does it take? – European Startups stepping up to global tech leadershipredatto da Dealroom in collaborazione con Sifted e presentato in vista del lancio di “Europeanstartups.co“, una join venture di due anni, supportata dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo, volta a facilitare la conversazione informata e la collaborazione tra i principali attori dell’ecosistema startup (governi e politici, venture capitalist, angel investors, fondatori, ricercatori e giornalisti).

Il Rapporto getta un primo sguardo sul modo in cui gli effetti della crisi legata all’espansione del virus stiano influenzando le startup europee su larga scala, esplorandone i punti di forza e le debolezze, analizzando le sfide connesse all’eccezionalità della situazione e facendo luce sugli indicatori chiave da tenere in considerazione per fronteggiare la recessione economica in corso.

L’ecosistema startup  tech europeo

Negli ultimi due decenni, le startup tech in Europa sono state protagoniste di un considerevole slancio.  Ad oggi, il continente può contare su oltre 190 startup specializzate nel settore, per un valore di mercato da 1 miliardo. A trainare l’incremento delle newco tecnologiche, anzitutto gli investimenti da parte di Venture Capitalist. Basti pensare che l’82% degli unicorni è supportato da VC, contro il 20% di un decennio fatto.

Sebbene le nuove generazioni di innovatori europei, abbiano portato alla nascita di promettenti startup destinate a lasciare il segno, il divario tra la nuova imprenditoria tecnologica americana e quella europea è ancora piuttosto elevata.  Le cinque più grandi società tecnologiche statunitensi (Facebook, Alphabet, Amazon, Microsoft e Apple) valgono collettivamente 10 volte di più rispetto ai loro rispettabili colleghi europei (SAP; ASML, Prosi, Siemens e Booking-com). Tuttavia, le 5 migliori aziende tecnologiche statunitensi supportate da VC e di più recente fondazione, (Uber, Zoom, Stripe, Workday e Square) valgono solo 2,2 volte startup come Ayden, Spotify, Supercell, Delivery, Hero e Zalando, tutte fondate in Europa, segno che grazie alle nuove generazioni di fondatori europei, il gap  con la Sylicon Valley è in diminuzione.

Gli effetti dell’emergenza Covid-19

Gli effetti della crisi generata dall’ermergenza Covid-19, non sono tardati ad arrivare. Le attività di VC nei mesi di marzo e aprile sono risultate significativamente inferiori rispetto ai mesi precedenti o se confrontate ai risultati dello stesso bimestre dello scorso anno. Si tratta, tra l’altro, di transizioni avviate nei mesi precedenti. Per un’effettiva valutazione dell’impatto della crisi sugli investimenti, bisognerà aspettare il secondo trimestre e oltre.

La particolarità della situazione contingente, caratterizzata da una netta diminuzione della mobilità, dal distanziamento sociale e dalla chiusura di un gran numero di attività produttive, ha impattato in modo determinante anche sulla scala dei bisogni della popolazione, nonché sulle abitudini di consumo. Ciò ha finito per beneficiare alcuni settori e affossarne molti altri. A pagare il prezzo più caro della crisi sono le startup legate ai settori della mobilità, dell’immobiliare e dei viaggi. In difficoltà anche le startup che operano nell’ambito della pubblicità, dei software finanziari e dei social media. Più o meno inalterata la situazione per le nuove imprese nei settori della consegna a domicilio, la formazione, la sicurezza digitale e i pagamenti. Decisamente positive, invece, le prestazioni delle startup specializzate in soluzioni quali piattaforme collaborative, telemedicina, streaming e distribuzione di beni di consumo di prima necessità.